Pittitinga, per chi avrebbe voluto ma…….
Questo e quanto hanno scritto di Marco riguardo la sua prima settimana in Brasile
BRASILE PITTITINGA 18.45, ora locale: Nico VALSESIA e Marco GAZZOLA hanno fatto il loro ingresso pedalando a Pititinga, dove il resto dell’organizzazione della maratona si sta affaccendando a suon di grigliate, massaggi e lezioni di samba. Un po’ in ritardo sulla tabella di marcia e piuttosto provati, per dirla tutta; anche se per gente come loro 200 km al giorno in bicicletta, anzi mountain bike, avrebbero dovuto essere poco più di una sgambata.
Sì, perché nel curriculum di Nico Valsesia, tra molte altre imprese-limite, ci sono anche sei partecipazioni alla Race Across America (la gara ciclistica non stop coast-to-coast considerata la competizione più dura del mondo), così come in quello di Marco Gazzola c’è la vittoria morale all’ultimo Tor de Géants (un anello di 330 km di corsa intorno alla Valle d’Aosta, attraverso tutte le principali cime; arrivato primo con 5 ore di vantaggio, Marco è stato squalificato per aver sbagliato percorso – senza peraltro abbreviarlo – nell’ultima manciata di chilometri).
Il problema è che Nico e Marco, oltre a essere atleti straordinari, sono anche piuttosto approssimativi in quelle che considerano “uscite poco impegnative”; così si sono messi in marcia senza mappe, cartine o gps e senza domandarsi i perché TUTTI, NON AVEVANO SALI, aggiungo io => con 34°C con 85% umidità relativa, con telaio spannometricamente adatto!!!!!!!!!!
Hanno intuito che forse sarebbe stato meglio documentarsi un po meglio quando si sono trovati a pedalare nove ore al giorno contro un vento teso e costante che rendeva il percorso una specie di gran prix della montagna. In più, la viabilità di questa zona del Brasile non è esattamente tra le più semplici. Così i due eroi si sono persi almeno 15 volte al giorno. Tanto che, alla fine, per avere una vaga idea di dove stessero andando, hanno fotografato con il cellulare la sommaria cartina disegnata sul menu del ristorante dove stavano pranzando.
Alla faccia dell’attrezzatura. Insomma, è stata una pedalata tutta di bolina: a zig zag e controvento. Accompagnata, a quanto pare, da una litania di imprecazioni che si è spenta solo all’arrivo. Ma questo non è altro che il prologo. Dalla prossima settimana si corre sul serio.
LA VERA STORIA DELLA GARA stando alla mia personale lettura, ma sono pronta a tagliarmi la mano dx che e vera>
PRIMA Tappa della gara – si scopre che iscritto c’è un Brasiliano locale che va come una scheggia e tra che
– la tappa è solo 20KM ed il nostro eroe non e certo un velocista delle corte distanze
– I Marchi non credevano che “reggesse”
– Marco giovane (vedi foto) NON VOLEVA LASCIARE MARCO OLMO “per rispetto” ha preso qualche minuto
SECONDA tappa – Marco si decide a mollare Marco Olmo e arriva poco, poco dopo il Brasiliano
TERZA TAPPA / il Brasiliano ha mal di stomaco e di polpaccio e cosa fa il nostro Marco vedi seconda foto. Gli si affianca per assisterlo, fanno la gara assieme, lo aspetta dopo il guado e tagliano il traguardo mano nella mano . Ha me racconta ………….. non avresti mica voluto che mi mettessi a provare a recuperare la manciata di minuti che mi aveva dato ………
CONCLUSIONE Il Brasiliano se lo meritava, ma comunque per libera scelta di Marco, Brasiliano primo, Marco secondo.
Inoltre Marco aveva capito che il sogno del Brasiliano era iscriversi alla maratona di San Paolo ….ma non aveva i soldi per l-aereo l ha comunicato a Giovanni Storti, altra splendida persona, che in 4 e 4 8 ha fatto trovare il biglietto come premio della gara.
Insomma Renzo, quello che voglio dire e che questo nostro figlio adottivo noi FORSE NON AVREMO MAI LA GIOIA DI VEDERLO PRIMO, ma ci fara venire le lacrime agli occhi ancora tante altre volte.
Questo è quanto, Chiara
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